Mai senza mia sorella by Marion Kummerow

Mai senza mia sorella by Marion Kummerow

autore:Marion Kummerow [Kummerow, Marion]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2022-09-11T22:00:00+00:00


Capitolo 20

La gola di Rachel doleva più del solito. I capelli erano cresciuti ancora e, mentre non faceva più caso alle ciocche che perdeva, il colore arancione diventava più intenso con l’andare dei giorni. Non faceva che tossire e gli occhi le bruciavano terribilmente. Ma non poteva farci nulla se non prendere qualche respiro leggero. Si sentì sollevata quando il pizzicore in gola si attenuò.

«Stai bene?», le sussurrò Linda che lavorava accanto a lei.

«C’è forse qualcuno che lavora qui che sta bene?», replicò.

Non aveva ancora finito di parlare che fu assalita da un altro attacco di tosse. Avrebbe desiderato un sorso d’acqua per placare l’irritazione, ma durante il lavoro era proibito bere e mangiare. Anche parlare era proibito, ma Rachel aveva capito che Linda era preoccupata per quella tosse insistente perché continuava a lanciarle occhiate furtive.

«Dovresti chiedere di andare in infermeria», sibilò l’amica non appena il caposquadra non poté sentirle.

«Come se questo mi potesse aiutare».

L’infermeria non era esattamente un luogo per curarsi, ma piuttosto l’anticamera della morte. L’unica medicina che veniva somministrata era il riposo. Le donne ritenute inabili al lavoro potevano dormire tutto il giorno ma, neanche a dirlo, con razioni di cibo ridotte. Rachel non aveva alcun desiderio di avvicinarsi a quel posto. La maggior parte delle persone che vi entravano non uscivano più.

«La tua tosse sta peggiorando», protestò Linda.

«Non è che un’infreddatura». Nonostante il dolore pungente che le trafiggeva i polmoni e si irradiava per tutto il corpo a ogni colpo di tosse, Rachel si rifiutava di credere che fosse qualcosa di grave.

Dopo un’altra ora di lancinanti attacchi che le resero quasi impossibile mantenere le dita ferme o persino concentrarsi sul compito di riempire i bossoli di esplosivo, fu sul punto di considerare di chiedere al caposquadra di andare nelle latrine per respirare un po’ di aria fresca. All’interno della fabbrica, l’ambiente era sempre più saturo di polveri, tanto che lei riusciva a malapena a respirare.

«Resisti ancora qualche minuto, fino a pausa pranzo», sussurrò Linda, come se le avesse letto nel pensiero.

L’intervallo durava esattamente venti minuti e il pasto consisteva in una tazza di Ersatzkaffee, un surrogato del caffè. In certi giorni fortunati, ricevevano anche una fetta di pane. Non c’era nulla di buono da attendersi ma, quella mattina, la prospettiva di crollare a terra e non fare niente sembrava un paradiso.

Determinata a superare la pausa, Rachel represse l’ennesimo attacco di tosse ma, come per ribellione, tutto il corpo prese a tremarle. Appena si riprese e riuscì a continuare a riempire bossoli di esplosivo, un lampo accecante balenò a diversi metri di distanza, seguito da un rombo simile a quello del vento impetuoso attraverso uno spazio ristretto. La luce si intensificò e sembrò muoversi verso di lei come un drago che sputava fuoco dalle enormi e spaventose fauci.

Prima che riuscisse a comprendere cosa stava succedendo, fu travolta da un un’ondata di dolore e calore. Fiamme spaventose danzavano davanti a suoi occhi, lambendole il corpo con furiosa frenesia. Ma la sensazione peggiore proveniva dalle mani e dalle braccia che bruciavano con una ferocia mai provata prima.



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